Oggi, venne in visita da me Sesac; e mi consegnò questo racconto che pubblico assai volentieri.
Tratta, come sempre, della vita degli animali della foresta e dei fatti di un tempo che fu.
Sam Cardell
Tratto da “i Dialoghi” di Sesac
Io, Sesac, giunsi tardi su in Federìa, quando il carro del dio Sole aveva già percorso metà del suo tragitto.
Inconvenienti personali mi ritardarono la partenza; ma, nonostante tutto, decisi di avviarmi, onde essere della qualificata compagnia.
Era una radiosa e calda giornata; perciò la neve molle, sulla mulattiera che dà accesso alla baita, mi prolungò il tempo del cammino, visto che la motoslitta s’era stufata di attendermi per il grande ritardo che avevo accumulato: non mi aspettavano più!
Gli amici stavano già pranzando; e furono felici di accogliermi quale viandante stanco, bisognoso d’essere rifocillato.
C’era pure Leone che così, scherzosamente, mi accolse: Chi tardi arriva male alloggia. Trova una panca libera e fa concorrenza a Billy con ciò che è rimasto!
Vi trovai anche Larco, un tipo misterioso e molto riservato, che anni prima avevo conosciuto in una delle periodiche e festose riunioni della compagnia, favorite di norma dalle festività imminenti o da ricorrenze varie.
Egli amava raccontare i fatti di un tempo; ma ben si capiva che era pure molto addentro nella conoscenza anche di quelli recenti. E aveva la strana (ossequiosa) abitudine di raccontare la storia della foresta a mo’ di parabola, forse perché i vangeli, compresi gli apocrifi, li conosceva assai bene: chi ha orecchie da intendere intenda - era solito dire.
Era in compagnia di Red, un bisonte dell’ovest, noto tra i compagni di lavoro perché si dilettava a giocare col fuoco.
Larco stava spiegando agli amici la sua interpretazione degli avvenimenti attuali, considerata la conoscenza dei fatti che con competenza possedeva.
Per cui, da un argomento all’altro, si giunse a questa storia.
E questo è il suo racconto.
Prence e Beduino
“…
Nella foresta, come spesso accade, interessi di parte avevano diviso i vari Lands e, oltre il grande lago salato dell’Ellade, vi era in corso una guerra.
A tutti parve che questa fosse voluta a tutti i costi dal Gallo slavo, che voleva essere … Napoleone pur essendo solo un mediocre bullo di radura.
Sicché, per imitazione invidiosa, onde non esserne da meno, pure l’Anatra di Albione s’era messa alla ventura in compagnia del meticcio Bisonte dell’ovest. Il quale, però, dopo breve tempo aveva preferito lasciare la compagnia e ridurre il suo impegno per non guastarsi la reputazione e bruciarsi il conto … economico, già assai compromesso per la grave recessione della foresta.
Gallo e Anatra facevano un’ottima coppia di … pennuti, proprio come i polli, identificabile a quella del gatto e della volpe di Pinocchio, anche se per le bugie che dicevano il naso a entrambi non gli si allungava mai.
Alcuni, per la verità, li ritenevano pecore travestite da leoni.
Giù in Mena (Middle-East and North-Cafria) vi erano in corso da tempo moti popolari volutamente preparati.
Al loro sorgere Gallo aveva sostenuto fino allo stremo in 2 Lands i governanti locali.
Il suo intento era quello di contrastare l’influenza pluridecennale del Bisonte nella regione, onde sottrarla alla di lui influenza, considerato che costui si era schierato (quasi) subito a favore dei moti di piazza.
Poi, visto che aveva fatto una figura barbina, pensò bene di rovesciare la strategia mettendosi per primo a menare le mani, considerato che in casa sua comandava la … gallina … filosofa, che lo menava per il naso quando e dove voleva.
Ovviamente non “bastardava” (rinnegava) un suo predecessore, tal Rattemind, che nel passato aveva per molti anni finanziato la sanguinosa guerriglia del Daci, sia foraggiandola economicamente, sia con uomini e mezzi, onde abbattere il governo di quel Land oltre a quello vicino, Beduinia, dove regnava Beduino.
La terra di Beduino, infatti, pur essendo in gran parte desertica, ma ricca di materie prime, era la via più pratica e facile per avere accesso diretto alla vasta foresta della Zigrinia, dove da sempre il Land di Rattemind estendeva la sua influenza.
Beduino, però, non era caduto nella trappola e aveva distrutto il suo progetto annientando i ribelli.
Si diceva pure che il sanguinoso massacro degli Stitu, avvenuto in seguito, fosse stato come ispirato (provocato) da quel vecchio massimalista, anche se nessuno s’era premurato di denunciarlo alla corte delle Radure, fazioso e supremo organo ideologico di giustizia della foresta per chi era il più forte, volendo addossare ogni colpa al più debole, perciò al vinto.
Difatti, con l’invio del contingente Noroit, comincia la vera programmazione di questo volutamente ignorato e ingente massacro, che fece milioni di morti in poco più di tre mesi. Tragico record da guinness, in così breve tempo, della cupidigia politica ed economica.
Beduino era un animale tutto particolare che amava viaggiare vestito tutto di nero su un cavallo bianco.
Si faceva scortare nelle occasioni ufficiali da 20 abili Walchirie, vestite di bianco su cavalli neri.
La stranezza era la sua peculiarità e la sua cultura un mix di apparente integralismo religioso e di astuzia politica.
L’aspetto e il look erano da folcloristico esaltato nevrotico, ma questa era solo una falsa apparenza perché la nevrosi, lui, la produceva ad altri.
Era amante della teatralità comportamentale e la costruiva con maniacale ostentazione.
Capelli da spiritato, volto da beduino (non di solo nome), modi da selvaggio rapidamente civilizzato, occhi sanguinari e sguardo torvo lo rendevano lugubre anche nelle sue migliori giornate. Pur tuttavia non era un imbecille. Tutt’altro!
Decenni fa con un colpo di mano assunse il potere; e lo detiene da sempre con spavalda sicurezza a mo’ di Mitridate, perciò incurante della morte.
Ultimamente aveva fatto amicizia con Bausia, un tale che ci sapeva fare negli affari non badando troppo per il sottile, che però le Walchirie le prediligeva in altre mansioni.
Ovviamente l’interesse reciproco era solo contingente, perciò non destinato a durare nel tempo. Infatti, con Bausia vi era un ondivago Frattaminore che oggi ne diceva una e domani ne negava un’altra facendo impazzire Gitrè, che, in cuor suo, lo considerava un imberbe pollo ruspante. Tuttavia il governo di un Land si sa come proceda, per cui non c’era da mettersi per tutto ciò le mani nei capelli.
Beduino era inviso a tutti, pur se accettato “obtorto collo” fino a poco fa per interessi economici. I bisonti non lo potevano sopportare, soprattutto perché non lo potevano condizionare essendoci tra loro una guerra (pace) sorda da oltre 2 decenni.
Le beghe reciproche iniziarono circa 5 lustri fa, quando ritennero alcuni sudditi di Beduino rei di un misfatto.
Sicché, un paio d’anni dopo, Attore mise in atto per punizione El dorado Canyon; ma i suoi falchi, pur creandogli danni anche familiari, ciccarono il fine, con il risultato di far imbufalire Beduino.
Costui, per non essere da meno, fece abbattere un biennio dopo una cicogna nei cieli di Albione, pareggiando in eccesso il conto dei danni e arroventando i rapporti tra i rispettivi Lands.
Per cui i bisonti cercarono con vecchio Cespuglio, succeduto ad Attore, un modo pratico di fargliela pagare senza scatenare una guerra palese.
Prence, a quel tempo, non apparteneva come suddito ad alcun Land e faceva il comodo suo quando qualcuno gli chiedeva qualche favore: diceva sì se gli pareva giusto, diversamente diceva no.
Non era servo di un padrone!
Re e presidenti non lo vedevano di buon occhio per la sua totale indipendenza; ma, essendo ciò che di meglio la foresta poteva offrire, molti lo cercavano quando le cose volgevano tanto al peggio che nessun altro potesse metterci la mano. Ciò nonostante non era sul mercato, perché nessuno era in grado di poterlo comprare.
Era tanto riservato da essere come l’Araba Fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
Sicché avvenne che tanto Cespuglio quanto Beduino provassero, almeno così si vociferò, a contattarlo, ovviamente con finalità opposte: il primo per dare una lezione a Beduino, il secondo per parare le probabili minacciose azioni che si addensavano all’orizzonte.
Vi erano in quel tempo, in un determinato Land della foresta, due tribuni che procedevano di conserva: Duce e Gobbo. Entrambi erano amici di tutti e nello stesso tempo amici di nessuno.
Pare che Duce, con una soffiata, avesse parato all’ultimo momento il culo a Beduino un paio d’anni prima, facendo fallire in parte il piano di Attore.
Queste, tuttavia, furono considerate ipotesi; come ipotesi mai provate sono il resto della storia seguente.
Pare, infatti, che ai due simpatici compari fossero giunte sollecitazioni per provare a contattare (ingaggiare) Prence: Beduino – si dice - si affidò a Duce e i bisonti a Gobbo.
Il prosieguo della storia, non essendo codificato negli annali, scritti in ben altro modo, corre quasi nella leggenda fantasiosa, anche se molti, addentro nei lavori, giurano che sia storia vera. …
Gobbo riuscì più facilmente a interpellare Prence, considerato che in precedenza aveva avuto bisogno di lui. Perciò lo mise in contatto con i bisonti che su un cetaceo lo accolsero con grandi onori.
…
Prence accettò l’incarico, ma, come sempre, lo fece a modo suo: niente sangue animale e sua massima discrezionalità nella scelta e nell’operatività.
Beduino covava un grande progetto e temendo il peggio da tempo si era dato all’alchimia per impaurire gli altri Lands. Infatti, stava potenziando il suo laboratorio personale che, per evitare intrusi, aveva edificato in modo in gran parte ipogeo nel deserto a Tàbra, ad ovest dalla sua residenza abituale e a circa 3 giorni di cammino da questa.
Prence, considerato le preoccupazioni dei bisonti, ma non solo di loro, appuntò il suo interesse su quello e si mise al lavoro, radunando attorno a sé i suoi collaboratori fidati.
Quando tutto ormai era pronto un imprevisto gli fece modificare il piano: Duce, pur con fatica, riuscì a contattarlo per metterlo in contatto con Beduino.
Non sapendo di cosa si trattasse, e non fidandosi appieno dei bisonti, decise di vedere cosa costui volesse; e scoprì che il suo unico interesse era vivere in pace, pur non in totale concordia, con i bisonti e con gli altri Lands.
Però non sapeva come fare ad ottenere ciò e, avendolo raggiunto la fama di Prence, intendeva affidarsi a lui pretendendo sul campo, comunque prima, una prova pratica della sua capacità.
Prence amava la pace e la concordia tra i vari regni animali. Perciò decise che un tentativo andava fatto per il bene di tutta la foresta anche se di Beduino non teneva una buona reputazione.
Tergiversò diplomaticamente per avere più tempo, mantenendo il suo anonimato assoluto con Beduino finché non fu pronto, e usando Duce come intermediario.
…
Fu così che Prence scelse la sua prova dimostrativa per Beduino: Verrò il giorno (***) e, per quanto tu possa ostacolarmi, farò i fuochi d’artificio con la tua alchimia. Poi sarai tu a giudicare se questa sia bastevole delle mie capacità. Quando mi avrai difronte ti dirò questa frase (***) in modo che tu possa riconoscermi e alzerò la mia dx mostrandoti 2 dita divaricate, mentre la mia sinistra ti indicherà un numero.
Per quanto Duce lo tranquillizzasse Beduino pensò che Prence non si curasse molto di lui. Perciò sulle colline intorno a Tàbra piazzò catapulte, balestre, fionde, archibugi e tutto quanto fosse utile a contrastare i falchi dei bisonti, mettendo in allarme tutti i suoi falconi.
Venne quel giorno; e mentre sulle colline sabbiose le vedette scrutavano il cielo per avvistare l’arrivo di eventuali falchi minacciosi, giù in basso si scatenarono tra lo stupore generale, nessuno sa come, i fuochi d’artificio da Prence promessi.
Durarono a lungo e furono spettacolari. Poi i botti cessarono e nell’aria rimase solo fumo e polvere di sabbia.
Dall’alto Beduino osservava sbigottito il risultato, finché gli fecero osservare che laggiù, seduto su un bidone tra la sabbia, vi era un animale particolare in bella mostra: era Prence.
Beduino decise di scendere a vedere; perciò salì sul suo cavallo bianco dopo aver ordinato alle sue Walchirie di montare i loro cavalli neri. Una Walchiria portò seco un cavallo bianco in aggiunta.
Prence li attese sbattendosi la sabbia di dosso. E quando Beduino fu nei pressi disse la frase convenuta, accompagnandola al gesto delle 2 mani. Solo allora Beduino capì con certezza chi aveva difronte.
Scese dal suo cavallo bianco, si tolse il grande mantello nero e fece un gesto alle 20 Walchirie. Queste smontarono tutte dai loro cavalli neri, presero il grande mantello che Beduino s’era tolto e si posizionarono su due file tra lui e Prence che guardava la scena impassibile.
Stesero il mantello davanti a lui sulla sabbia, invitandolo a gesti e a parole a salirci sopra. Prence vi salì fino a metà, si fermò e con un ampio gesto invitò Beduino a raggiungerlo.
…
Erano da un paio di giorni nella grande tenda beduina, riccamente arredata, quando a Beduino fu comunicata la notizia che alcuni falchi dei bisonti si stavano scontrando, nel cielo di Resti, con i suoi falconi. Cosa di cui chiese possibili lumi a Prence, che rimase sorpreso di ciò.
Non si perse però d’animo e si attivò … a modo suo perché la cosa non si ripetesse.
…
Passarono circa 2 settimane e nessuno sa cosa avvenne laggiù. Sta di fatto che Prence poi incontrò Cespuglio; e da allora la pace con Beduinia si perpetuò fino a che Gallo non decise di romperla a modo suo.”
Larco cessò il suo racconto e tutti guardarono Leone.
S’era fatto tardi e su una cassapanca vi era un grande uovo di cioccolato fondente.
Leone lo prese; e, mentre alcuni mettevano in tavola tazze, biscotti e the caldo, lo scartò e lo fece in più parti, porgendone poi un pezzo ciascuno a tutti.
Nel romperlo disse:
Bravo, Larco! Se dai la trama di questo racconto a qualche noto regista, ne esce di sicuro un grande film di successo. Speriamo però che da dentro quest’uovo ora non escano a sorpresa Prence e Beduino. Perché, se così fosse, Gallo dopo averci sbattuto il becco dovrebbe abbassare la cresta.
Tutti risero divertiti e si dedicarono alla merenda adatta alla festività ormai imminente.
Pure Larco sorrise; e ammiccò a Leone quando costui gli offrì un pezzo d’uovo.
…
Infine ci salutammo tutti facendoci gli immancabili auguri.
Sesac
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