Oggi venne in visita da me Sesac per porgermi gli auguri di Natale. Mi consegnò questo racconto che pubblico, come sempre, assai volentieri.
Tratta, come consuetudine, della vita degli animali della foresta e dei fatti di un tempo che fu.
Quest’anno, per il Natale, lascio spazio a Sesac.
Mi perdoni il lettore se manco a questo mio tradizionale impegno, a carattere filosofico/teologico, per ragioni mie personali.
Voglia comunque a tutti Voi giungere il mio sincero augurio, anche se in parte ritardatario, di:
Buon
Natale e Felice Anno nuovo.
Sam Cardell
Tratto da “i
Dialoghi” di Sesac
Il Natale di Leone.
Leone
si svegliò all’albeggiare, come sua consuetudine. Era una limpida e splendida
giornata di fine dicembre.
Era Natale!
La notte era stata radiosa,
illuminata a giorno da una splendida rubiconda luna piena. Quella stessa luna
piena che si mostra la notte di natale, come una grande simbolica cometa senza
coda, solo ogni circa vent’anni. La prossima, infatti, benché non sia un
astronomo, penso che sia nel 2034.
La vigilia era stata uggiosa fin
dopo il tramonto, bagnando in altura i dormienti pascoli e ricoprendo i
prosperosi ginepri d’una lanosa umida coltre, grazie alla nebbia che celava il
monte ad ogni sguardo.
Il sereno notturno aveva fatto il
resto, tanto che i ginepri apparivano ai primi raggi del sole con un vestito argenteo
brillantato, grazie alla fredda luna che un detto sapienziale locale enunciava
come fredda luna piena di neve. Tuttavia non
vi era un fiocco di neve su tutto il monte.
Giù nel borgo, accanto al lago,
il druido burino s’era dato da fare per organizzare un presepio vivente nella
notte della vigilia.
Costui, oltre a essere
estremamente scarso nei suoi sermoni, più che il pastore si dilettava a fare
l’amministratore, tanto d’essere catalogabile con sicurezza tra i serviti e non
tra i servitori. Più che curare il ministero amava organizzare Cre (Grest),
pizzate, tombolate, sagre, gite, campi estivi e invernali e brevi spedizioni
inferiori la settimana; come a Scampia dove, a detta sua, tutti piangevano alla
sua partenza non potendo più usufruire del “salvatore” che, ancor meglio del
buon Dio - avendo portato a termine, in sette giorni, la prima parte della
creazione -, in 5 giorni aveva sistemato tutto o … quasi tutto.
Ovviamente era l’idolo, essendo
giovane - anche se, a Leone, pareva un cappone castrato -, di giovani femmine
che, alla vista di un giovane corvo nero, erano solite sciogliersi in nobili,
nonché interessati, sentimenti.
Possedeva il dono dell’oratoria.
Dono che tuttavia rovinava con enfasi eccessiva e con quel vociare assordante
che in un paio di minuti stordiva il fedele, tanto che questo si richiudeva in
sé stesso per difesa, pensando ai fatti propri.
La sua era una voce metallica.
Cantava – e voleva a tutti i costi cantare – rovinando il pur non eccelso canto
o del coro parrocchiale o del popolo di Dio. Non era stonato, ma la musica,
come la liturgia, la intendeva solo a modo suo.
Sicché Leone, argutamente,
annotava che nel tempio si poteva fare un bel trio eccelso: costui, il vecchio stonato
falegname e la capra tibetana, alla quale lo Yeti aveva mangiato i timpani.
Costei, infatti, dalla voce scheggiata, era solita arrivare a vele spiegate
sempre tre note dopo tutti gli altri, facendo l’eco a tutti.
Nel cortile del vicino di Leone,
posto sotto la sua antica casa, avevano piazzato per la rappresentazione una
vecchia bottega di falegname con attrezzi racimolati tra i ferrivecchi.
Ovviamente con un finto falegname che si dilettava a modulare suoni, ora
cadenzati, or veloci, ora lenti, battendo in continuità un martello su un asse.
Tutto per la goduria di improvvisati e azzimati giovani fotografi, famelici nel
cogliere ogni fase di sì encomiabile dimostrazione d’una nobile arte.
Or avvenne che, dopo lungo tempo
di sì elegante e sacro ticchettio, Leone si infastidisse e fosse tentato
d’aprire la veranda e gridare al grullo di sotto se non poteva andare a suonare
una ‘sì tale eccelsa sinfonia sotto le proprie finestre.
Tuttavia preferì sopportare per
quieto vivere, onde non essere tacciato d’avversità alle novità di
sacralizzazione per business.
Fu così che, amando il silenzio e
la quiete, Leone e Billyno si trovassero, di
buon ora e col primo sole che inondava il monte facendo fuggire la brina
notturna, a rimirar gli sfavillanti ginepri, che, per l’occasione, s’erano
rivestiti di bianco, come fanno in pianura le squadrate piantagioni di pioppi
(populus) con la galaverna.
Passeggiarono per un po’
rimirando monti, piana e laghi. Indi decisero di scendere da Gini per porgergli i doverosi auguri.
Costui, con alle calcagna il
fedele Bruno, stava curando la stalla,
perciò asportando a carriolate la lettiera, che la mandria aveva intriso di
sterco durante la notte.
Dopo i convenevoli decisero di
scendere, onde non far tardi.
…
Leone s’era procurato lassù dei
rametti d’agrifoglio con poche bacche rosse, onde fare un piccolo presepe. Pure
l’agrifoglio, infatti, aveva subito la carestia della crisi.
Liberò il piano d’un cassettone
in veranda, tagliò a misura un pollone, lo legò per sicurezza alla barra su cui
da decenni correva il filodendro, e cominciò il suo lavoro, intrecciando alcuni
rametti di ginepro onde stilizzare una grotta.
Madame, intanto, ricopriva il fondo
d’una teglia di stagnola con del muschio raccolto nella cunetta dell’orto e vi
metteva dentro delle piccole statuine: il bambinello, Giuseppe, Maria, una
pecora, l’asino e il bue.
Leone piazzò la teglia già
assemblata alla base dell’alberello d’agrifoglio, infilandola sotto l’arcata
fatta col ginepro.
Raddrizzò le statuine e, mentre
lavorava, cominciò a dialogare … col Buon Dio.
“Vedi che fa il progresso umano? Nel tempio cantavano poco fa che
stavi al freddo e al gelo, mentre qui Te ne stai al caldo della casa.
Ehhh, Buon Dio, mi sa che hai sbagliato a nascere così presto e
in quella Terra Promessa dove pare che proprio non Ti abbiano voluto.
Già! Il tuo parente e discepolo prediletto, Giovanni, scrisse che le tenebre non lo riconobbero,
benché il mondo fosse stato creato dalla Luce.
Ma, scusa, nella Tua preveggenza divina non l’avevi visto?
Sai, non è che voglia contestarTi; ma, come diceva poco fa nel
tempio il tuo druido burino, non è che mi sia poi tanto chiaro questo progetto
d’amore del Tuo farTi carne. A lui
pareva chiaro, anche se ha fatto un discorso tanto astruso da poter essere
considerato non dico un pensiero logico raffazzonato, ma la negazione della
buona ragione e della logica filosofica stessa.
Scusa, che dici? Che vado troppo per il sottile? Dai, non darmi
del meticoloso, perché prima dovresti illuminarlo col tuo Pneuma per fargli
capire che i santi si venerano e non si adorano, come disse ai Santi.
Dici che fu un lapsus? Ehhh, ne hai voglia. Una volta può
esserlo, due comincia a diventare sospetto, ma con 5 volte di fila significa
solo grande ignoranza teologica in materia.
Oggi, comunque sono magnanimo, essendo il Tuo Natale, perciò mi
asterrò dal contestarTi.
Però, vorrei farti una domanda: che ne pensi del Transumanesimo?
Cos'è? Suvvia, non fare lo gnorri. Non vorrai farmi credere che
non sai cosa sia. A meno che l’uomo, più
che opera Tua, sia il frutto di un transumanesimo precedente, per cause
attualmente a noi ancora sconosciute.
Beh, cercherò di
tracciare una breve scheda della materia, cercando di non confonderTi
troppo le … idee. Non sia mai che un comune mortale possa farla in barba al
Buon Dio.
La prima volta che sentii parlare di ciò fu ad un congresso
circa trent’anni fa, anche se allora il lemma di transumanesimo non era stato
ancora coniato.
Mi trovavo là, invitato, nel Land dei Bisonti. Il mio compito
era quello di relazionare su delle problematiche relative alla simbiologia, di cui Tu mi
onorasti, con i talenti datimi, d’essere uno tra i massimi esperti.
Nel 1965 Moore stabilì una nuova importante teoria (Legge) che succintamente
diceva: La complessità di
un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistori per
chip, raddoppia ogni 18 mesi.
A questa dopo un po’ fece seguire una considerazione che
affermava: sarebbe molto più
economico costruire sistemi su larga scala a partire da funzioni minori,
interconnesse separatamente. La disponibilità di varie applicazioni, unita al
design e alle modalità di realizzazione, consentirebbe alle società di gestire
la produzione più rapidamente e a costi minori.
Perché? Semplice, perché sosteneva a ragione che: il costo delle apparecchiature per fabbricare semiconduttori
raddoppia ogni quattro anni; e: il
costo di una fabbrica di chip raddoppia da una generazione all'altra.
Bene; mi segui? Ok,
pare che Tu abbia compreso bene.
Lui, affermava, inoltre, che in base alla sua prima teoria la
potenza dei processori, oltre che a raddoppiarsi ogni 18 mesi, avrebbe portato
ad una notevole riduzione dei costi di fabbricazione sui processori esistenti,
utili non per essere buttati, ma usati su elettrodomestici o auto per mansioni
semplici.
Ne consegue, come ipotizzò poi la Legge di Dally, che i
microprocessori avanzati avrebbero avuto bisogno non solo dell’implementazione
tecnologica del microprocessore, passando dal calcolo seriale al calcolo parallelo;
ma, appunto perché il parallelo ha bisogno di programmi parallelizzabili, anche
di appositi software.
Ok, fatto questo breve accenno alla tecnologia del ragionamento
virtuale, va pure detto che per effettuare ciò si è studiato e si studia a
lungo il funzionamento del cervello umano, specie dei neuroni specchio, onde
saper poi fornire i nuovi processori a calcolo parallelo di programmi adeguati
per il loro funzionamento.
In quel congresso si ipotizzò che la capacità di un microchip di
un cm2 potesse raggiungere entro il 2010 la possibilità di
immagazzinarci dentro tutto il sapere di una delle maggiori biblioteche del
pianeta. E, unendo ciò allo sviluppo della biotecnologia grazie alle staminali,
di poter installare uno di questi nella corteccia celebrale di un uomo, onde
dotarlo senza anni di studi della conoscenza completa raggiunta dal genere
umano fino ad allora.
Parallelamente a ciò, sfruttando lo studio dei neuroni a
specchio, di poter dotare con appositi software i super computer di appositi programmi,
onde consentire a questi di elaborare, in campo industriale e farmaceutico,
complessità, velocità e perfezione di calcolo che il cervello umano, per ovvie
ragioni, non potrà mai raggiungere in alcuni nanosecondi di lavoro.
Ciò, parafrasando, significa che entro non molto tempo le
mansioni principali più delicate in campo biologico saranno svolte da super
computer con un notevole allungamento della vita.
Benché giudichi che le previsioni siano magari in alcuni casi
troppo rosee, la vita umana potrebbe dilatarsi nei prossimi 20/30 anni verso i
150 anni e entro i prossimi cento fino a 3.000, per raggiungere più avanti
anche i 7.000 anni di durata.
Stravolto? Sai, personalmente gradirei morire prima. Forse non
mi andrebbe vivere tanto a lungo.
Le novità, Buon Dio, non si fermano ovviamente solo a ciò; ma
anche alla capacità di poter memorizzare su memorie esterne le conoscenze e le
sensazioni accumulate in ogni persona, crearne quindi dei cloni, immetterci
dentro tutta questa memorizzazione e concedere ad uno stesso individuo clonato
di vivere vite parallele in ambienti diversi e distanti; quindi tornare,
scaricare le nuove conoscenze e sensazioni, fonderle insieme e di nuovo
reinstallarle nei vari cervelli.
Se uno si schianta e muore che succede? Semplice, si installano le memorizzazioni su un altro
clone e uno vive … in eterno come se non fosse mai morto.
Il vivere in eterno, o quasi, non vorrà comunque dire essere un
dio.
Ma ciò che filosoficamente, per il discorso, è maggiormente
interessante è che i super computer saranno coloro che decidono velocemente e
con quasi assoluta precisione quando e dove un organo umano o di un essere
vivente si guasterà, per poterlo riparare e sostituire con le cellule staminali
prima che ciò accada. In pratica un individuo resterebbe sempre giovane e sano.
E i super computer, a loro volta, saranno in grado non solo di
affiancare l’uomo, ma di potersi dotare di cellule e diventare simili all’uomo
in tutto. Simili, ma migliori (più capaci) dell’uomo.
Fantascienza? Sicuramente in parte sì. Tuttavia in base a ciò si
potrebbe pure ipotizzare che da qualche parte di questo universo una “macchina”
similare ad un super computer del nostro
futuro abbia creato e diffuso la vita, oppure la proliferazione di mondi
e galassie.
Sai, Buon Dio, questo è quello che ipotizza la corrente
filosofica che è sorta sulla base della Legge di Moore. Io vorrei solo
aggiungere: e se Tu nel creare fossi stato un super computer del passato?
Sai, se tra un po’ si dimostrasse tutto ciò come realtà e non
solo come teoria fantasiosa del futuro, che figura farebbero i tuoi grandi
druidi? Loro, per essere precisi, per lo più ignorano pure il transumanesimo
cosa sia, come ignorano i progetti che l’uomo ha creato e sta pure
sperimentando per il futuro, grazie al supporto che i nuovi super processori
sapranno dare.
Dopo la morte in tre giorni sei risorto.
Ebbene, Bostrom parla di essere senzienti. Ovviamente pure tu ci stai in questa
categoria perché gli esseri senzienti sono tutti quelli in grado, con corpo o
senza corpo, di sviluppare un determinato pensiero. Perciò pure i super
computer del futuro prossimo immediato o eventuali esseri (vite) alieni
intelligenti.
Parte degli scienziati che spingono su questi progetti sono
ormai anziani e temono di non poter vedere realizzato il loro sogno: vivere
ancora per secoli o millenni.
Perciò che ti combinano? Quelli nella maturità sperano che il
progetto rispetti la tempistica ipotizzata, perciò di poter vivere ancora molto
a lungo. Quelli ormai nell’anzianità, temendo che una malattia se li porti via,
han già provveduto a pensare alla loro ibernazione grazie alla criologia. Così, a progetto esecutivo tra 20/30 anni ,
si faranno scongelare e ritorneranno a vivere
come prima risolvendo, grazie al progresso raggiunto, le malattie che li
han portati verso la morte.
Sai, Tu in tre giorni sei risorto, loro magari in trent’anni,
tra oltre un secolo probabilmente in maniera quasi istantanea grazie ai cloni.
Allora tu nascerai ancora per salvare l’uomo dal post uomo?
Perché è ovvio che allora ci saranno esseri che pur simili all’uomo per capacità operativa e
intellettiva saranno di molto superiori all’uomo. Teoricamente col tempo come Te, o anche superiori a Te.
Figurati se ci fosse ancora il tuo teologo Tommaso, quello del motore
mobile e immobile. Credo diventerebbe … pazzo.
Mi pare di capire che Tu
possa sospettare che nel mio cervello
sia stato installato uno di questi processori, già dai tempi in cui mi
confrontavo alla pari prima col tuo gran druido Falco Pellegrino e poi con
Aperitivo Purpureo, magari mettendoli talora in difficoltà.
Tranquillo! Per ora non vi è nulla di nulla. Solo i talenti di
cui mi hai dotato e che ho poi sviluppato nel tempo.
Sei sorpreso e stordito per queste teorie che si stanno
diffondendo? Sai, credo che al transumanesimo seguirà presto il “metaumanesimo” (post umano), perché sarà la sua naturale
conseguenza.
Cos'è? Beh, sei ancora troppo piccolo per capire. Lo vedrai da …
grande. E, magari, i futuri Adamo ed Eva scacceranno Te dal Paradiso Terrestre.
Però non preoccuparti troppo. Per ora sei solo un neonato. Sei
appena nato. Perciò sorbiti il colostro della Vergine, che ti farà bene. Cresci,
fortificati e lascia il tempo al tempo.
Io sicuramente non vedrò questo futuro; ma Tu, se sei perfetto e
eterno, come affermano i Tuoi teologi da secoli, sicuramente lo vedrai.
Se son rose … fioriranno.
Buon Natale, Buon Dio neonato!”
Quindi Leone finì gli ultimi
dettagli del presepio canticchiando:
Dormi, bambino
bello; dormi, dormi, bel bambin ….
Sesac