martedì 14 ottobre 2014

Viaggiando in filosofia tra guerra e pace, tra economia e politica.

 
 
A Redipuglia Papa Francesco ha affermato che la guerra è una follia.
Ovviamente, dato il contesto, non entra nel merito delle guerre giuste o ingiuste. Anche se ritengo che di guerre “giuste” non ve ne siano, per il semplice fatto che a una guerra si giunge solo dopo un determinato percorso o contesto economico/politico. Per litigare bisogna essere minimo in 2.
Interessante, per l’analista filosofico, è, però il fatto che il Papa – nel prosieguo del discorso – ricordi pure che non ci si possa disinteressare del proprio fratello che è in guerra, perché Dio poi ci chiede e ci chiederà: Dov’è tuo fratello?
Ciò, filosoficamente, implica una semplice deduzione secondo la Logica del sillogismo: se il Papa (inconsciamente o consciamente) sottintenda che difronte alle guerre attuali bisogni imbracciare le armi e andare a combattere per qualcuno. Quale? Quello che ci è ideologicamente “prossimo”, soprattutto nell’interesse economico. Giacché ciò che ci è prossimo dovrebbe essere individualmente giusto.
Perché a questo punto, al di là dell’ideologia di parte di ognuno di noi, lo scindere il giusto dall’ingiusto e il politicamente corretto dallo scorretto, equivale al detto che la Verità e la Giustizia non possano essere semplicemente divise con un netto colpo di spada, che separi perfettamente i concetti avversi.
La verità e la giustizia (personali), infatti, spesso sono compagne dell’interesse che segue ogni singolo uomo.
Marx affermava che la proprietà è un furto, proprio perché qualcuno, andando a ritroso nel tempo, si appropriò di un bene comune ch’era senza steccati e padroni. Come? Con il “diritto” che si diede per l’essere giunto per primo, oppure d’essere stato più svelto (furbo) di altri a concepire l’utilità di quella (futura) “proprietà”.
Infatti, oggi, la proprietà viene valutata un diritto acquisito e consolidato, non un sopruso. Proprio perché questa è da considerarsi un interesse economico individuale.
 
Obama, dal canto suo, se ne andò all’università del Cairo a fare un discorso politicamente moralistico, più che populistico. Con il risultato pratico di togliere l’appoggio americano al Governo egiziano, peraltro subito scaricato alle prime manifestazioni popolari.
Fu l’inizio delle varie primavere arabe, che hanno prodotto il risultato attuale nei vari stati islamici: instabilità, disordini, guerre civili o internazionali.
Un anno fa Obama era pronto a bombardare la Siria, perciò a invaderla dall’alto del cielo con la scusa della giustizia sociale difronte alle barbarie della guerra. Ora, non essendo cambiato nulla rispetto ad allora, di fatto, stringe un’alleanza proprio con quella parte, Bashar al Assad, che voleva detronizzare.
Che è cambiato nel frattempo? Forse Obama s’è ravveduto cambiando idea?  No. Semplicemente ha preso atto che una fazione delle parti in causa (ISIS- magari pure armata e finanziata tempo fa dagli stessi U.S.A.) oggi sta cambiando la situazione geopolitica in Iraq e in altri stati arabi: è diventata troppo potente per gli interessi americani.
Obama bombarda la Siria con un anno di ritardo; però per potenziare militarmente il regime e non per abbatterlo. È cambiato il “nemico”, non il fine.
E mentre un anno fa Papa Francesco indiceva un’apposita giornata di preghiera per la pace contro l’imminente intervento americano, ora … forse tacitamente lo approva.
 
L’usa e getta dell’ideologia sociale, commerciale e industriale americana si applica anche in politica.
Basti citare Osama bin Laden: istruito, addestrato, armato e finanziato dagli stessi americani per contrastare gli interessi russi in Afghanistan.
Perché a molti appare chiaro che in ogni situazione politica internazionale degli ultimi decenni gli U.S.A. ci abbiano messo sempre non solo lo zampino, ma pure tutto il corpo della loro potenza economica, portandoli però a dilatare in modo spaventoso il loro Debito sovrano. Più che a triplicarlo nell’ultimo decennio.
 
Nel mondo non vi sono solo le guerre che tutti conosciamo, ma pure molte altre dimenticate dai media e da tutti. Non per caso quelle dimenticate non attraggono l’interesse economico, perciò pure militare, delle potenze occidentali, quindi degli U.S.A. e dell’Ue.
Il mondo attuale si basa unicamente sull’interesse, perciò sul guadagno pratico che una determinata situazione può dare all’economia. Basti pensare anche solo agli interessi economici e commerciali che ruotano attorno agli F35.
Se si distrugge con una guerra, prima si fanno affari con le armi, poi con la ricostruzione e la sudditanza che quel popolo deve all’“invasore/liberatore”. Ovviamente solo se ha delle ricchezze da poter dare o concedere.
 
Un Papa è l’emblema dell’idealismo puro.
Che questo poi sia trascendente e basato sul totem quello è un altro discorso. Infatti, i fedeli sono per lo più mentalisti di turno.
Molti politici inseguono lo stesso idealismo, guardandosi bene però dal renderlo Logico, perciò non interessato.
L’idealismo di per sé è un semplice postulato da cui in modo trascendente si fa poi derivare tutto. Ma, come tutti i postulati ideologici si basa solo su delle supposizioni (teoremi) che nella realtà si scontrano con le esigenze di ogni giorno.
Pure i Vangeli sono concisi e sommari discorsi idealistici, anche se poi il totem Croce pare giustificarli tutti.
Curiosamente pure il Comunismo professa gli stessi ideali, anche se sostituisce al concetto Carità/Amore quello di Uguaglianza/Giustizia.
 
Va però annotato che all’atto pratico il Comunismo è ormai una concezione sorpassata, proprio come il Cristianesimo perde ogni giorno smalto, quasi “catacombazzandosi” nella società occidentale.
Nessuno potrà mai dimostrare materialmente che i privilegi concessi a un Papa o a un Capo di stato di una qualsiasi repubblica socialista (comunista) siano identici e uguali a quelli di un comune credente o cittadino.
Dove sta la differenza? Nel concetto trascendente che proviene dal simbolo/totem a cui tutti guardano succubi e al quale concedono un potere/proprietà (pure decisionale) che nella realtà originaria questo non aveva.
Non a caso il concetto di dio è superiore a quello dell’uomo.
 
I Vangeli raccontano che Gesù invitava a offrire l’altra guancia a chi ti avesse percosso. Ovviamente nessun teologo è in grado di aggiungere con certezza cosa sia giusto o ingiusto fare dopo la seconda percossa.
I Vangeli tacciono in ciò sia per un motivo valido che per un altro conseguente. Il primo consiste nel fatto che Gesù – secondo gli evangelisti – non sia andato oltre questa sua affermazione; il secondo nel fatto che pure lui, forse, non sapeva cosa si dovesse fare.
Infatti – secondo i Vangeli – offrì sé stesso morendo in croce. Poi resuscitò, ma … ascese in cielo ed evitò la terza percossa.
Va comunque annotato che il potere spirituale di Gesù in terra era in contrasto col potere religioso dei potentati di allora. Al di là del giusto o dell’ingiusto, era in guerra con quelli che lo detenevano, tanto da contrastare con la sua predicazione il loro carisma secolare.
Traducendo in poche parole: era in guerra con scribi, farisei e sommi pontefici. Perse la guerra e finì in croce perché il suo potere sulle masse, nonostante i supposti e declamati miracoli, non fu sufficiente a evitargli la morte.
E, stranamente, il potere portava con sé interessi economici non indifferenti pure a quei tempi, basato soprattutto sulla decima, occulta e palese tassa mosaica in favore del Tempio.
 
In passato, anche recente, abbiamo avuto papi che han promosso guerre più o meno giuste o ingiuste. Basti citare le Crociate su tutte. E, ultimamente, pure un papa che invocò un determinato intervento armato contro una parte in conflitto. Forse pure anche per questo poi lo fecero … “santo”.
Intervenire a favore di qualcuno significa schierarsi per i suoi diritti e interessi; ne consegue che ci si schiera apertamente in guerra contro altri, quando parte degli interessi (ragioni) diventano pure i propri.
Non sempre l’intervento può essere diretto; molto spesso è anche indiretto: io ti finanzio, ti addestro, ti armo, ti sostengo economicamente e politicamente e tu combatti anche per me.
La storia recente è piena di questi interventi spesso spuri: le sanzioni per l’Ucraina, la vendita di armi ai Curdi contro l’ISIS, la lunga guerra per procura che Saddam Hussein combatté per gli americani contro gli iracheni nelle paludi intorno a Bassora. Oppure le guerre attuali solo dal cielo, fatte con cacciabombardieri, missili e droni.
 
La Chiesa è una potenza economico/finanziaria mondiale, dietro alla quale ruotano molti interessi.
Stando ai teologi la Chiesa è guidata e sostenuta dallo Pneuma, il quale investe (guida) con la sua Sapienza papi, cardinali e vescovi. Tutti costoro, nella Chiesa cattolica, sono poi nominati dal papa, che opera quale strumento umano dello Pneuma.
L’infallibilità è comunque precaria, se tutti gli ultimi papi si sono prodigati a chiedere pubblicamente scusa per i peccati passati.
Per infallibilità, ovviamente, si intende l’operato umano e non un qualsiasi e indimostrabile dogma di fede, al quale uno può credere, oppure solo … sorridere.
I palesi, attuali e clamorosi casi di pedofilia ecclesiastica – che per inciso esiste ovunque e non solo nella chiesa - soprattutto di porporati, mettono in evidenza o l’inesistenza dello Pneuma nello sceglierli, oppure la caducità della tesi dell’infallibilità, pur considerando la diversità di concetto esistente tra “Chiesa” e “chiesa”, proprio perché la loro nomina si basa sul postulato dell’illuminazione (scelta diretta) divina.
Pure Giuda Iscariota venne scelto da Gesù (Dio); ma quello aveva un compito (divino) del Padre da espletare: tradire il Figlio. Usando un paradosso: era lo strumento (capro espiatorio) del redentivo progetto millenario voluto e stabilito da Dio, onde addossare all’uomo (come ad Adamo) la colpa del proprio volere.
 
Pure l’Economia è un’ideologia teorica che spazia dal politico al sociale. Infatti, non vi sono 2 economisti che condividano appieno una determinata teoria.
Pure lo statalismo keynesiano ebbe i suoi limiti, tanto che la crisi del ’29 finì soprattutto grazie alla seconda guerra mondiale. Basti ricordare la Germania, che si risollevò dal disastro del primo conflitto mondiale con il poderoso progetto hitleriano basato sull’industria pesante (riarmo), risolvendo così disoccupazione e crisi economica.
Rispolverata e corretta da molti economisti per l’attuale crisi, la teoria keynesiana non è stato comunque capace di risollevare la situazione economica e finanziaria del globo. Ovviamente non per colpa del Keynes, che la elaborò in un particolare contesto storico e per ben altri motivi.
 
La Bibbia racconta di Terra promessa e di guerre.
È interessante notare che la promessa di Dio di una terra al suo popolo coincide con una guerra sanguinaria (si trucidavano tutti gli uomini) contro i popoli che la abitavano, dopo l’esodo egizio.
Chiedersi se fosse giusta – e non una follia – sarebbe un paradosso retorico, considerato che l’iroso dio canaanita era assai diverso teologicamente da quello attuale cristiano.
Forse il “divenire” divino, con il Figlio e lo Pneuma, ha portato l’uomo teologo a variare gradualmente l’inerente concetto della sua reale essenza teorica, ponendo questa relativa conoscenza teologica in contrasto con il concetto della guerra e relegando il giusto o l’ingiusto bellico nel confine individuale.
Val però la pena sottolineare il mentalismo fideista o ideologico politico dell’essere schierati, tipico del “popolo arcobaleno” che s’è poi vaporizzato nel nulla.
 
Nella teologia e nella dottrina cristiana un tempo veniva considerata giusta solo la guerra di difesa; e in base a questa concezione era lecito distruggere, ammazzare, contrattaccare e occupare.
Ora questo concetto s’è sfuocato nel sociale; perché, forse, il giusto è l’ingiusto è ciò che crea “spettacolo”, quindi business per i media e per le parti in causa.
Le decapitazioni dell’ISIS da una parte, gli attacchi mirati israeliani dall’altra, la guerra dal cielo americana (più o meno con armi “intelligenti”) e le sanzioni e contro sanzioni russo/occidentali fanno parte d’uno spettacolo (gioco politico) inglorioso che attrae – magari creando orrore e nello stesso tempo famelica curiosità di sangue versato - le masse schierate.
Perché è ovvio che se nessuno bramasse guardare in modo ossessivo i vari videoclips delle decapitazioni operate da alcuni miliziani ISIS, queste perderebbero totalmente il loro interesse politico e mediatico al quale i miliziani puntano. Diventerebbero nella realtà un semplice e inutile sanguinario atto individuale dello stesso miliziano.
 
Un detto sapienziale afferma: mal che si vuole non duole.
Infatti, per paradosso, non “duole” a chi per interessi economici o politici si trova poi senza testa, a chi si serve di aerei e cloni per sprecare ingenti risorse finanziarie per distruggere la controparte, a chi con le sanzioni economiche e politiche lede gli interessi d’affari e commerciali di molte aziende, creando inevitabilmente crisi aziendali e occupazionali.
La crisi del ’29 sfociò poi - quasi indirettamente, ma non affatto casualmente – nella seconda guerra mondiale. Era una crisi prodotta da un’eccedenza di prodotti agricoli; mentre questa è stata prodotta da un “eccedenza” e da un uso spropositato e improprio di prodotti finanziari artificiosi e taroccati. In poche parole: la finanza creativa.
 
Renzi, da dilettante boyscout, cerca di dimenarsi nella palude di problemi molto più grandi della sua capacità culturale e conoscitiva, pur se affiancato da altri.
È in guerra con il popolo Pd (gli iscritti e non chi lo ha voluto artificiosamente e interessatamente segretario), tanto da perderne oltre 400 mila in un solo anno, con la minoranza del partito (che, in effetti, sarebbe poi la maggioranza reale), con altre forze politiche, con imprenditori, sindacati e non ultima, ma pure basilare, con una parte della dirigenza ecclesiastica.
Nonostante ciò, seguendo un malvezzo politico non solo italiano, trova il tempo d’essere sempre a zonzo a spese del contribuente, come se i problemi di casa non fossero sufficienti a tenerlo occupato.
 
Per fare la guerra non c’è bisogno d’imbracciare un’arma.
Sempre secondo un detto sapienziale: ne uccide più la lingua della spada.
La lingua dell’economia è spesso l’arma che oltre a determinare guerre materiali si serve della finanza per farla, con il massiccio ausilio dei media, pronti a giustificare tutto con il loro bombardamento mediatico.
Oggi non è tanto il business annuale di bilancio di società e stati che determina il corso economico, ma il “quanto perde l’altro più di me” per diventare mio succube. In questo modo si dilapidano ingenti ricchezze di tutti, vanificando il lavoro e il risparmio di decenni. L’esplosione dei Debiti sovrani è l’inevitabile conseguenza diretta.
Relativamente ai Debiti, val la pena ricordare che prima la crisi era causata dalle banche, in stato fallimentare senza gli imponenti finanziamenti pubblici Ue, Bce e nazionali.
Poi, in concomitanza con l’avvento di Monti (2012), grazie ad un imponente battage mediatico, affiancato da ingenti e massicci attacchi speculativi allo spread di alcune nazioni, gli imputati sono diventati i Debiti sovrani.
Perché l’imputato della crisi fu cambiato nel soggetto? Perché senza il nuovo capro espiatorio non si sarebbero potute imporre quelle manovre (tasse e tagli) che, di fatto, hanno poi strangolato tutta l’economia.
Cui prodest? Al progetto politico globalizzato che porterà inevitabilmente nel tempo alla riduzione di salari, per assottigliare il divario esistente con la manodopera dei paesi emergenti, dove il lavoratore è un Numero produttivo e non una Persona.
Infatti, sotto la battaglia in Italia sull’Art. 18 sta proprio questo.
Prima si crea crisi e conseguente disoccupazione; poi si riducono i salari. Non potendo svalutare la moneta (), si polverizzano i redditi.
 
È una guerra palese, e nello stesso tempo sotterranea, che si combatte a cielo aperto, facendo come gli struzzi per non vederla; salvo poi scandalizzarsi e inorridirsi davanti ad alcune teste che cadono.
Durante la Rivoluzione francese le teste rotolavano a decine ogni giorno sotto la lama della ghigliottina e il popolo correva assetato a godersi lo spettacolo, ammantato da motivazioni di giustizia sociale.
All’estero – compresa la Chiesa – tutti si arrabattavano per impedire che quella svolta basata su Liberté, Légalité, Fraternité contagiasse i propri domini, coalizzandosi per contrastare la nuova repubblica, a quei tempi una vera innovazione sociale.
La Rivoluzione francese nacque pure essa da una grave crisi economica, che vedeva il popolo affamato, mentre la nobiltà gozzovigliava e dilapidava. Famosa ed emblematica a tal proposito la frase di Maria Antonietta: Non hanno pane? Mangino brioche!
Ne seguì a livello internazionale un lungo periodo bellico, intramezzato da guerre di difesa e di conquista. Mentre, in Francia, repubblica e restaurazione tendevano a sovrapporsi con dittature più o meno palesi.
 
La crisi prodotta dai prodotti finanziari ha creato una turbolenza economica, poi politica e infine sociale. Grazie alla globalizzazione ha contagiato tutto il globo, creando un fertile terreno per inquietudini sociali e guerre localizzate geograficamente, ma internazionalizzate dagli eventi politici.
Affermare che il mondo è in mano a degli idioti sprovveduti sarebbe solo un paradosso discorsivo. Dire, invece, che gli interessi economici e finanziari ne sono la causa è abbastanza ragionevole.
Nel 2012 fu assegnato il Nobel per la Pace all’Ue, dimenticando le guerre indirette che l’occidente produceva. Poco prima, nel 2009, lo stesso Nobel era stato assegnato a Obama con similari affermazioni.
Tutto ciò nonostante Ue e U.S.A. abbiano esportato altrove le guerre, impegnate continuamente con proprie truppe a “diffondere” con la forza delle armi la loro democrazia.
Risultato pratico di tutta la vicenda è che Obama debba essere considerato il Presidente americano più guerrafondaio di tutti i tempi. Come molti altri capi di Stato promette da una parte e fa l’opposto dall’altra.
 
Bush condiva i suoi discorsi giustificativi chiamando in causa Dio. Il Papa lo chiama in causa contro (o pro) la guerra.
Il concetto di Dio, però, è un postulato teorico immanente del ragionamento umano, che serve a giustificare un discorso trascendente (postulati derivati: anima, coscienza, giustizia … democrazia), perciò idealistico.
Proprio come molto spesso la giustizia motiva la guerra, oppure la legalità la dittatura.
Ma se Dio cacciò, secondo la Genesi (mitologia sacra), Adamo (umanità) dal Paradiso terrestre per il suo Peccato originale – condannandolo, di fatto, alla morte corporale e non a quella eterna (i padri della Chiesa lo considerano santo) -, anziché prendersela con Sé stesso per non avergli dato nella creazione la conoscenza atta a non peccare, la guerra è già insita nello stesso concetto di Dio.
Prima, infatti, guerreggiò con Lucifero (relegandolo agli Inferi), poi se la prese con l’uomo cacciandolo, infine con il suo stesso Popolo eletto e l’umanità (diluvio, torre di Babele, Sodoma e Gomorra e … il giudizio universale finale).
Se ne deduce che la sua creatura per antonomasia – lo creò simile a Sé – compia gli stessi atti (o sbagli) del suo creatore.
Gli stessi dei ellenici guerreggiavano spesso tra loro sull’Olimpo per interessi personali, schierandosi poi da una parte o dall’altra nelle guerre umane terrene (Omero).
Proprio come il Cristianesimo nel corso dei secoli ora condannò e ora giustificò le guerre, secondo gli interessi di parte. Magari benedicendo le armi avverse su sponde opposte.
 
L’interesse crea l’economia di uno stato. L’economia crea la politica, perciò lo schierarsi da una parte o dall’altra per ottenere i maggiori benefici possibili.
Se ne deduce che la guerra e la pace siano il frutto di un processo economico e politico, che, in base alla sua intensità d’interesse, possa generare larvate guerre (contrapposizioni) sociali, oppure aperti e sanguinosi scontri bellici atti a concedere al più forte la supremazia sulla parte avversa.
La prima legge della giungla è quella della forza. E la forza della società è quella dell’economia i cui bracci armati sono la politica e la finanza.