Il presente articolo è una risposta dovuta ad un commento non troppo amichevole rivoltomi, nella convinzione che non l’avrei pubblicato.
I due articoli precedenti non sono piaciuti all’“anonima” interessata che si è firmata con un nome di fantasia.
Eppure in questi non vi erano link che potessero ricondurre alla persona in oggetto, né si specificava dove la discussione era avvenuta.
Quello che comunque ritenni poco ortodosso fu il fatto che nel giudizio partigiano si colpiva non solo la mia persona, il che sarebbe stato irrilevante, ma pure tutti i lettori, gli amici e chi aveva posto commenti sui miei articoli.
Alcuni lettori si sono premurati di dare direttamente una risposta all’interessata; avendone ora tempo pubblico pure la mia.
Un discorso contorto e interessato.
Cara Signora Amelia Tricot,
considerato che altri le hanno già dato molte risposte, circoscriverò assai la mia.
E per un semplice motivo: il problema altrui, quindi suo di relazionarsi, non deve mai diventare il mio.
La condenso in tre punti.
Il primo riguarda la storia sapienziale relativa al padre, al figlio e all’asino.
Il padre cavalca l’asino e il figlio gli va appresso. Arrivano in un borgo e la gente commenta: “Guarda, lui se ne sta sull’asino e il figlio, poveretto, a piedi.”. Allora scende e fa salire il figlio. La gente commenta: “Guarda, il giovane cavalca e il genitore a piedi. Che vergogna!”.
Perciò monta pure lui sull’asino insieme al figlio e altri commentano: “Povera bestia, tutti e due la cavalcano insieme.”. Allora scendono entrambi e procedono a piedi. I passanti mormorano: “Quanto sono sciocchi; invece di cavalcare se ne vanno a piedi.”.
Il padre, allora, fa come gli pare e se ne frega dei commenti altrui.
La stessa cosa faccio io: faccio ciò che ritengo giusto per il mio sapere e la mia coscienza, non ascoltando mai i commenti altrui; perciò pure i suoi.
Ciò si basa sulla concezione che ho di me stesso: conosco i miei pregi e i miei difetti meglio di chiunque altro; ne consegue che la sua idea non cambia nulla a ciò che sono. Mi lascia perfettamente indifferente!
Lei usa l’idea del pavone e potrebbe essere appropriata.
In verità per fare il pavone bisogna averne il fisico, o, se preferisce, le capacità operative e intellettive per poterlo fare. Lei ha mai visto un’oca fare il pavone? Fa solo l’oca, appunto perché non ha i pregi del … pavone.
E il pavone è superbo per gli altri - le oche - che non riescono a fare altrettanto; ma in natura è per lui un atto naturale e normale. Per gli altri - le oche di prima - è solo un giudizio malevolo e dettato dall’invidia del non saper fare altrettanto.
Amo ammirare il pavone nella sua bellezza e nel suo splendore, cogliendo nel suo essere interamente pavone il dono e la grazia del creato; lei sicuramente no!
È vero che scrivo articoli o posto commenti su dei blog, ma solo perché mi hanno espressamente invitato a farlo. Perciò un motivo per l’invito ci sarà.
Ho rifiutato pure collaborazione con altri, per motivi personali che tengo per me.
E lo stesso faccio, e ho fatto, sulla stampa.
Educare è la stessa cosa; e il correggere gli errori procedurali, pure.
Perciò lei proceda pure ad applaudire ed a esaltare i pii giovani, pur encomiabili, che non vedono oltre il proprio naso e che scambiano il cristianesimo per regole scritte su un libretto e da seguire alla lettera senza ragionare. Non gliene farò una colpa.
Essere in amicizia con una persona non vuol dire condividere tutto. Però la diversità crea valore aggiunto, perché arricchisce nella testimonianza e nel saper valorizzare e riconoscere le ragioni altrui.
Dio giudica l’operato umano perché conosce ogni cosa. L’uomo si arroga solo questo diritto senza saperlo fare.
Lei, inoltre, dimostra di conoscere bene i miei articoli e pure i commenti che alcuni lettori hanno fatto.
Perciò: che ci fa sui miei blog tanto attentamente, cerca solo il pavone o qualcosa d’altro?
Lei prepone alcune frasi di un politico per attingere verità al suo giudizio. Dice che ha molta stima di lui perché visita il suo blog. Io, oltre a postare talora articoli o commenti sul suo blog, lo incontro pure di persona e ne conosco pregi e difetti.
Vede, i politici li ho sempre guardati dall’alto in basso e mai viceversa, forse anche perché ne conosco diversi e so quanto possano valere umanamente e culturalmente. E il politico raggiunge importanza sociale per il voto dell’elettore e non … viceversa.
Comunque nessuno è detentore della verità e spesso i suoi ideali si scontrano con il suo reddito, perciò con l’interesse privato. Il che non è poco specie se è alto.
Chi declama concetti altrui senza saperli parafrasare a fondo, conclama solo un mondo filosofico superficiale, dal quale trae punti di appoggio che spesso portano a congetture errate.
Lei, ovviamente, partendo da alcune affermazioni, fa di ogni erba un fascio a proprio uso e consumo, accomunando alla mia persona dei miei amici e conoscenti - lettori e religiosi - in una condanna assoluta e perciò integralista.
Vedo tanta confusione nel suo procedere logico discorsivo e la negazione di quegli stessi principi e valori che innalza per bandiera.
Lei parla di “invidia senile” e di altre simili amenità dialettiche.
Provi solo a chiedersi di cosa dovrei essere invidioso: della carriera di un ragazzo non ancora iniziata?
Gioisco sempre dei successi altrui perché sono utili alla società.
Però se analizzo il cui prodest, l’incedere dei suoi paragrafi, la terminologia usata, la punteggiatura e le procedure di accesso al social network giungo ad una sola lapidaria conclusione, specie se faccio abitualmente ricorso, per sicurezza, ad un register of origin.
Ed allora l’arcano anonimo si incarna perfettamente in un nome e cognome che, cara e gentile Signora Amelia, mi consenta di tenere … solo per me e per quelli che l’hanno comunque già ampiamente capito.
Avesse una S in più (Triscot) sarebbe una splendida e avvenente fanciulla!
Cari saluti con immutata amicizia.